È la seconda per importanza dopo quella di Nettuno e si trova nel versante est di Capo Caccia. L’entrata, a circa 80 metri di quota, è scenografica e gigantesca e tutta la grotta è molto interessante a livello geologico, naturalistico e archeologico visto che fin dalla preistoria –si stima almeno 7.000 anni fa- fu frequentata da gruppi di ominidi che cercavano un riparo. Sulle pareti sono ancora visibili graffiti e i segni inequivocabili della presenza umana: disegni che per molti sono avvolti dal mistero e restano enigmatici. La luce naturale che penetra dall’ampio ingresso permette la costante crescita di muschi e licheni verdi sugli strati rocciosi. Ed è questa caratteristica che ha conferito il nome a questo luogo.
All’interno sono ben visibili imponenti stalagmiti verdi alte almeno venti metri e proseguendo verso il fondo si raggiunge la parte sommersa della grotta dove gli speleo sub hanno scoperto resti umani, tracce di antiche sepolture e perfino vasi neolitici.
La Grotta Verde è stata ribattezzata anche “grotta dell’altare”, perché nel XV secolo i marinai costruirono all’interno un piccolo altare dedicato a Sant’Erasmo, loro protettore.